La Corte Suprema del Regno Unito ha oggi ribadito (con una maggioranza di 8 membri a favore e 3 contrari) la decisione della High Court emessa nel passato mese di novembre, confermando che il governo non può avvalersi dei suoi poteri storici come prerogativa per avviare il processo di ritiro del Regno Unito dall’UE ai sensi dell’ Articolo 50 del Trattato, ma che invece deve essere prima approvata una legge in Parlamento in tal senso.
Durante il caso, il Governo ha ribadito la sua tesi centrale, in base alla quale i poteri di prerogativa (tradizionalmente utilizzati per condurre relazioni internazionali e per sottoscrivere trattati internazionali) sono sufficienti ad azionare l’articolo 50. Dall’altro lato i convenuti hanno sostenuto che, considerato che l’atto esecutivo per innescare l’Articolo 50 finirebbe per annullare una legge del Parlamento, in particolar modo la European Communities Act del 1972, ciò andrebbe a contrastare il principio di sovranità parlamentare.
Il verdetto della Corte Suprema stabilisce che il governo deve chiedere l’approvazione parlamentare prima di avviare il processo di negoziazione (con una durata fino a due anni) per il ritiro dall’UE.
Tale storica sentenza pone molta pressione sul Governo della Sig.ra May e sul piano Brexit che il governo ha offerto ai parlamentari al fine di garantire la loro approvazione.
È improbabile che questo ritarderà l’attivazione dell’articolo 50, data l’importanza politica della Brexit, ma la Primo Ministro si vede adesso costretta ad accelerare il progetto di Legge, il quale verrà presumibilmente pubblicato nei prossimi giorni.
Una ultima questione ancillare riguardava i poteri di devoluzione (Devolution Issue) per i parlamenti “regionali” di Irlanda del Nord, Scozia a e Galles. La Corte ha respinto, stavolta in maniera unanime, la questione che richiedeva l’intervento anche di queste assemblee nelle aree e materia di loro competenza. Quest’ultima interpretazione giuridica può essere oggetto di ulteriore ricorso, un caso che potrebbe potenzialmente finire innanzi alla Corte di Giustizia Europea.
di Luca Cordelli
