Succede sempre così: a voler mettere d’accordo troppe teste si finisce per non accontentare nessuno. Lo sa bene Theresa May che subisce in queste ore l’effetto boomerang delle concessioni fatte nel tentativo di attirare un consenso cross-party e far passare la legge che dovrebbe implementare il withdrawal agreement. E invece. Non è bastata la promessa di aprire ad un nuovo referendum, ne’ le garanzie sulla questione del confine irlandese o sulla protezione dei lavoratori e dell’ambiente. A gran voce, e stavolta in modo quasi unanime, si chiedono le sue dimissioni, e oggi l’annuncio bomba: May su dimetterà il 7 giugno. E cosi, a tre anni dal referendum, il risultato è sempre lo stesso: un accordo sembra impossibile, il tentativo di conquistare le diverse correnti politiche alla fine scontenta tutti. E intanto si attende l’esito delle elezione del Parlamento europeo: quella stessa assemblea da cui tutto è cominciato, e della quale il popolo di Sua Maestà non vuole più fare parte. O forse sì?