Basta infatti incrociare i nomi di chi ha un conto corrente a Dubai con quelli che hanno dichiarato di averlo (es. Quadro RW) e il gioco è fatto: si nascondono a Dubai i “furbetti” della voluntary disclosure?
La Germania ha distribuito la lista, lecitamente utilizzabili anche in Italia, con i dati di tutte le società e persone nonché con i movimenti in entrata e in uscita, in qualunque valuta, superiori ai 15mila euro.
Chi nel 2014/2015 ha deciso di non ascoltare i consigli dei professionisti che invitavano ad aderire alla VD si trova ora nella stringente necessità di considerare il da farsi. Il nostro Studio ha un dipartimento molto attivo, sin dai tempi della VD, per consigliare ai clienti il miglior metodo per ravvedersi e rientrare in piena compliance tributaria internazionale. Il nostro consiglio è quello di non perdere tempo.
Nel frattempo è in corso una vera e propria normalizzazione dei paradisi fiscali. Lo scambio automatico di informazioni ha reso il mondo trasparente, pur nella crescente complessità. Le norme contro il riciclaggio (e il finanziamento del terrorismo), nonché le novità dal G20 Venezia sulla corporate tax minima al 15%, segnano ulteriori passi. Alcuni Paesi, tra i quali Malta (EU), finiscono nuovamente nella “Lista Grigia” della OECD ai fini AML (con Haiti, le Filippine, il Sud Sudan). Quanto si prevedeva sta in effetti accadendo.
La “Lista Dubai” si aggiunge così alla Lista Falciani, ai Panama Papers, ai LuxLeaks e alle altre note liste legate a vari faccendieri.
Un cambio di passo irreversibile. Pare che nella sola Lista Dubai rientrino oltre 2000 italiani, residenti o già residenti in Italia e pertanto ancora perseguibili secondo le norme in vigore.
Chi ha tempo… non aspetti tempo!