Il referendum ha carattere consultivo e non obbliga il Parlamento ad indire una sessione per discuterne la ratifica. Gli effetti della Brexit dipenderanno dai negoziati tra Regno Unito e Unione Europea per concordare le modalità di implementazione del processo di uscita. Oggetto della discussione sarà il contenuto di eventuali accordi stipulati per permettere al Regno Unito di continuare a beneficiare del regime di libero scambio nel mercato comunitario, sul modello di quanto già avviene con Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.
Sarà interessante valutare l’effetto della Brexit rispetto alle normative applicabili alle persone fisiche e giuridiche ed il rapporto con le Direttive Europee ad oggi recepite.
I cittadini dell’UE che attualmente vivono nel Regno Unito
Tra oggi e il momento in cui il Regno Unito cesserà ufficialmente di essere un membro della UE, i diritti di libera circolazione rimarranno inalterati. Questo include il periodo compreso tra la data in cui il Regno Unito servirà formalmente la notifica alla UE indicando l’intenzione di uscirne ai sensi dell’articolo 50 del trattato di Lisbona e la data in cui il Regno Unito uscirà ufficialmente dalla UE. Ci riferiamo a questo come al ‘periodo di negoziazione’. Allo stato attuale, si prevede che il periodo di negoziazione possa durare almeno 2 anni. Tuttavia, questo periodo di 2 anni può diventare più o meno lungo, a seconda dell’accordo raggiunto tra il Regno Unito e gli Stati membri dell’UE. Il consenso generale è che sia improbabile che il periodo di negoziazione duri meno di 2 anni.
Durante il periodo di negoziazione, i cittadini dell’Unione Europea residenti nel Regno Unito continueranno a godere del loro stato attuale.
Una volta che il Regno Unito sarà uscito ufficialmente dall’UE, ci aspettiamo che il governo britannico introdurrà un regime transitorio per i cittadini europei già nel Regno Unito al momento dell’uscita. Non è al momento chiaro quali saranno le modalità e tempistiche. A titolo di esempio, i cittadini europei che sono stati residenti nel Regno Unito per un certo periodo di tempo prima del momento di ‘cut-off’ potrebbero essere in grado di rimanere nel Regno Unito senza bisogno di passare attraverso nuovi processi di visto.
E’ consigliabile che chi desidera consolidare il proprio status di immigrato nel Regno Unito lo faccia al più presto possibile. Non è chiaro se, per beneficiare di un regime transitorio, i cittadini dell’UE avranno bisogno di dimostrare di essere stati residenti nel Regno Unito prima della data del referendum, della data della notifica dell’articolo 50 o della data di uscita ufficiale da parte dell’UE. Le ultime notizie indicano comunque che è improbabile che una notifica dell’articolo 50 possa essere comunicata prima del 9 settembre 2016 (data in cui il primo ministro David Cameron dovrebbe lasciare l’incarico) e l’approccio più prudente è quello di considerare questa data come scadenza.
In generale, suggeriamo:
(i) Alle persone che vivono nel Regno Unito da un periodo di almeno 6 anni di prendere in considerazione la procedura di richiesta della cittadinanza del Regno Unito;
(ii) A coloro che hanno vissuto nel Regno Unito per 5 anni o più, di cercare di ottenere i documenti che confermino la loro facoltà di mantenere la loro residenza permanente nel Regno Unito; e
(iii) A coloro che sono stati nel Regno Unito per meno di 5 anni, di considerare la richiesta di un certificato di registrazione. Si tratta di un documento comprovante il diritto dei cittadini dell’UE di vivere nel Regno Unito.
I cittadini dell’UE che intendono trasferirsi nel Regno Unito
Per coloro che non si trovano ancora nel Regno Unito ma che hanno intenzione di trasferirsi qui in futuro, la situazione sarà diversa a seconda se i loro piani sono a breve o lungo termine. Questo perché, quando il Regno Unito lascerà l’UE, i cittadini europei dovranno essere in grado di soddisfare i requisiti delle leggi di immigrazione nazionali della Gran Bretagna per poter vivere e lavorare qui. Al momento, ci sono poche indicazioni di quali potranno essere le norme interne in materia e molto dipenderà dagli accordi raggiunti con gli Stati membri dell’UE.
In altre parole, mentre le delocalizzazioni a breve termine prima dell’abbandono ufficiale del Regno Unito dall’UE non saranno interessate dal voto di Brexit, le delocalizzazioni a lungo termine dovranno essere accuratamente pianificate, tenendo conto delle considerazioni di cui sopra.
I non-europei nel Regno Unito (attualmente ed in futuro)
Una ulteriore considerazione del risultato del referendum è in che modo la Brexit interesserà i cittadini extracomunitari che attualmente vivono nel Regno Unito o che desiderano venire qui in futuro.
Anche se le implicazioni sono di ampia portata, ai fini della presente informativa si segnalano gli aspetti fondamentali relativamente all’immigrazione:
Un altro punto da considerare è che l’obiettivo dei non-europei che richiedono il passaporto britannico è spesso la capacità di viaggiare liberamente in Europa. Anche se è difficile prevedere cosa riserva il futuro, è improbabile che i titolari di passaporto britannico vedano ridotta la possibilità di viaggiare nei paesi della UE. E’ anche possibile che la loro capacità di vivere e lavorare in altri paesi sarà mantenuta. Tuttavia, questi aspetti sono soggetti ai termini degli accordi che si raggiungeranno con gli Stati membri dell’UE.
Direttiva Madre-Figlia
A seguito della Brexit, non si applicherebbe piu’ la Direttiva Madre-Figlia. I dividendi distribuiti alle società madri britanniche dalle società figlie localizzate in altri Stati della UE potrebbero essere assoggettati a ritenuta, nei limiti stabiliti dalle Convenzioni contro le doppie imposizioni in vigore con il Regno Unito. I dividendi provenienti da società britanniche non verrebbero invece assoggettati a ritenuta, non essendo prevista allo stato attuale dalla normativa interna in vigore nel Regno Unito.
Direttiva Interessi e Royalties
Anche rispetto ai pagamenti di interessi e royalties tra il Regno Unito e i Paesi UE, la Brexit potrebbe comportare l’applicazione di una ritenuta in uscita, il cui importo cambierebbe a seconda delle Convenzioni contro le doppie imposizioni vigenti con i singoli Stati UE.
Direttiva Fusioni
La Brexit potrebbe escludere l’applicazione della Direttiva alle imprese britanniche, con l’effetto che queste non potrebbero beneficiare del regime di neutralità fiscale nelle operazioni transnazionali che le coinvolgono.
Direttiva IVA
Il sistema IVA attualmente operativo nel Regno Unito trae la propria fonte normativa dalle Direttive dell’Unione europea che l’hanno regolamentata nel corso degli anni, per cui la Brexit la priverebbe del relativo fondamento giuridico.
Considerato il cospicuo gettito che deriva dall’IVA, si ritiene che il Regno Unito non possa fare a meno di un’imposta sulle vendite. La soluzione potrebbe essere quella di continuare ad applicare l’IVA sulla base della sola normativa interna, senza i vincoli imposti dalla disciplina dell’Unione europea come quelli ad es. in materia di aliquote d’imposta.
In ogni caso le operazioni commerciali tra Regno Unito e Unione Europea non darebbero più luogo a operazioni intracomunitarie, ma verrebbero assoggettate all’IVA all’importazione.
Dazi doganali
La Brexit potrebbe determinare il ripristino delle dogane tra il Regno Unito e l’Unione Europea, considerato che i dazi doganali sono disciplinati dai Regolamenti UE, anche se il Regno Unito potrebbe contrattare l’adesione ad accordi per il libero scambio come quelli già in vigore tra Unione Europea e Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera.
Accordi di sicurezza sociale
Facendo parte dell’Unione Europea il Regno Unito applica la normativa comunitaria sul coordinamento dei sistemi nazionali di sicurezza sociale, la quale permette ai lavoratori dell’Unione Europea di essere assoggettati al regime previdenziale di uno solo dei Paesi UE.
Con la Brexit il Regno Unito dovrebbe firmare un nuovo accordo con l’Unione Europea che gli permetta di continuare a fruire di tale regolamentazioni come Stato Extra-UE.
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In definitiva, la Brexit molto probabilmente è destinata a creare una revisione dei rapporti tra UK e Paesi UE al fine di rideterminare sia il carico impositivo che gli adempimenti burocratici per riposizionare i rapporti commerciali tra le imprese che operano nei diversi territori.
Sara’ interessante vedere come si svolgeranno le future negoziazioni del Regno Unito con le autorità della UE, oltre a capire le ripercussioni del voto sulla politica interna del Paese.