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Rinvio della Brexit ed elezioni europee: che fare?

Rinvio della Brexit ed elezioni europee: che fare?

Se viene rinviata la Brexit, cosa succede con le elezioni europee?

Dopo quasi due anni di negoziati, Theresa May considera la possibilità di rinviare la Brexit, ovvero la data di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, al momento prevista per il prossimo 29 marzo.

Un voto sulla possibile estensione del biennio che intercorre da quando è stata notificata l’intenzione di lasciare la Ue è previsto per il 14 marzo alla camera dei Comuni, a patto che nei due giorni precedenti sia respinto l’accordo negoziato dalla premier (già bocciato a gennaio) e venga escluso un recesso senza accordo, il cosiddetto “no deal”.

Un rinvio della Brexit sembrerebbe l’unica soluzione allo stallo, eppure è ricca di insidie. La prima è che naturalmente la Ue deve essere d’accordo, approvandolo e non è garantito che ciò avverrà.

La seconda è che il 23 maggio sono in programma le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo ed un’eventuale proroga del negoziato sulla Brexit potrebbe comportare l’obbligo di includere nelle votazioni anche i cittadini britannici, con allocazione di seggi ai loro rappresentanti.

Quali sono gli scenari possibili? La situazione, da un punto di vista legale, può essere così riassunta:

Scenario 1: la scadenza dell’articolo 50 è prorogata fino a prima che il nuovo Parlamento europeo si riunisca il 2 luglio.

A questo punto:

Il parlamento britannico conferma la Brexit e l’accordo di recesso durante tale periodo di proroga. In tal caso il Regno Unito dovrebbe uscire dall’Unione prima che il nuovo Parlamento entri in carica, quindi non avrebbe bisogno di partecipare alle elezioni del 23 maggio;

Durante il periodo di proroga il Regno Unito decide di annullare la Brexit e rimanere nell’UE. In questo caso bisognerebbe indire elezioni europee straordinarie non appena possibile, in quanto vi sarebbe da rispettare un obbligo da Trattato, per i cittadini del Regno Unito, di essere rappresentati al Parlamento europeo e di eleggere i propri rappresentanti.

Scenario 2: la scadenza dell’articolo 50 è prorogata oltre il 2 luglio.

In questo caso, il Regno Unito sarebbe obbligato per legge a partecipare alle elezioni europee. Questo, a meno che non venga adottato un protocollo al Trattato che preveda diversamente (ad esempio che il Parlamento del Regno Unito scelga i deputati per un periodo transitorio), cosa che però richiederebbe la ratifica in tempo record da parte di tutti gli altri parlamenti nazionali.

Se, al contrario, il Regno Unito non organizzasse le elezioni, potrebbe essere oggetto di una battaglia legale da parte dei suoi stessi cittadini (o degli aspiranti candidati britannici) per averli privati del diritto di eleggere i propri rappresentanti quando è ancora un membro dell’Unione.

Anche risolvendo l’empasse sul fronte interno britannico, inoltre, si porrebbero dei problemi non da poco per l’Unione europea.

Come fanno notare gli analisti dell’ European Policy Centre (“Extending Article 50: One step too far for the EU?”, www.epc.eu), a Bruxelles, se May chiedesse il rinvio, non converrebbe concederlo per un periodo troppo lungo poiché “un’estensione oltre la data delle elezioni europee sarebbe rischiosa per l’Ue”.

Prima di tutto per ragioni pratiche, visto che dei 73 seggi britannici che dovrebbero essere riallocati a seguito dalla Brexit, 27, di cui 3 all’Italia, sono già stati redistribuiti e quindi, se il Regno Unito dovesse partecipare alle elezioni europee, gli Stati assegnatari di tali seggi dovrebbero rinunciarvi (attraverso passaggi legislativi interni) per poi magari vedere il Regno Unito uscire dall’Unione solo pochi mesi dopo. Non si potrebbe neanche mantenere la situazione inalterata, e semplicemente aggiungere i seggi riallocati a quelli britannici, perché questo comporterebbe una necessaria e preventiva modifica dei Trattati, visto che il numero finale di seggi eccederebbe quello attualmente previsto.

 

 

 

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