Con una maggioranza di 211 voti, tra i quali quello di Theresa May ma non di una grossa fetta dei suoi compagni di partito, i parlamentari britannici hanno votato affinché la premier chieda una proroga del Brexit day. La partita è ora in mano all’Unione europea, che dovrà decidere all’unanimità se assecondare la richiesta. Il 29 marzo, in fondo, potrebbe essere solo un giorno come un altro…
Incertezza anche su quando sarebbe la nuova data del recesso, almeno nelle intenzioni britanniche: tra circa 3 mesi, se nel frattempo alla premier venisse concesso di poter riproporre il meaningful vote sul Withdrawal Agreement e questo trovasse un rinnovato consenso in aula; a data da destinarsi – forse anche 2 anni, o forse mai se ci fosse un nuovo referendum con ribaltone – se così non fosse.