L’operazione in questione comporta la rivalutazione delle quote di partecipazione con il pagamento dell’imposta sostitutiva seguita dal successivo acquisto di tali partecipazioni da parte delle Holding di famiglia con pagamento dilazionato in cinque anni, effettuato con risorse che potrebbero anche pervenire dalla distribuzione di utili.
Nel documento si conferma l’impostazione per la quale la legittimità di simili operazioni debba essere comunque disconosciuta in presenza di operazioni “circolari”. In tali casi, infatti, l’unico scopo perseguito sarebbe quello di “trasformare” un dividendo – imponibile al 26% in capo ai soci – in un capital gain su partecipazioni rivalutate, con un’imposizione effettiva pari alla sola imposta sostitutiva pagata sul valore di perizia delle partecipazioni.
Tuttavia, nel caso di specie, la sostanza economica dell’operazione è ravvisata nel complessivo “disegno” di riorganizzazione del gruppo societario finalizzata alla successione della seconda generazione nel controllo dello stesso. Anche qui sembra dunque prevalere una interpretazione sostanziale, sempre praticata, volta a prediligere valide ragioni economiche extra fiscali associate a percorsi riorganizzativi successori e di wealth planning.